Conseguenze della pandemia su adolescenti e giovani
a cura di Natalia Della Vita

Introduzione
Dall'inizio del 2020 fino alla stesura di questa ricerca l'umanità si è trovata interamente coinvolta in un evento storico di portata universale, la pandemia ha sconvolto la normalità dei paradigmi sociali e ha influenzato ogni individuo cambiando radicalmente il modo di vivere e di partecipazione in ogni sua sfera di appartenenza che sia familiare, associativa o lavorativa.
Tutti abbiamo toccato con mano l'isolamento e la paura del contagio, lo stop a ogni attività non essenziale, i mezzi di informazione da ormai due anni stanno raccontando, spiegando, spesso disinformando e terrorizzando, non riuscendo a formare un quadro coerente di informazioni utili ad attraversare questa crisi.
In questa esperienza collettiva però se le cause che ci hanno colpito sono più o meno identiche per tutti non lo sono gli effetti che hanno provocato negli individui, nelle famiglie disfunzionali molti aspetti patologici si sono slatentizzati e i disagi preesistenti, covati nel pre-pandemia si sono amplificati esasperando i conflitti interni alla famiglia.
I giovani hanno visto le loro routine cambiare radicalmente con la DAD, la mancanza di socializzazione tra i pari, convivendo forzatamente e in maniera continua con familiari spesso non più capaci di loro di affrontare le nuove sfide date dall'emergenza sanitaria.
Data la quantità esigua e troppo recente di ricerche estese sull'impatto della pandemia a livello psicologico e sociale, cercherò, con le attuali ricerche e le passate pubblicazioni, di delineare una situazione generale che indichi il come, il dove e chi la pandemia ha colpito di più e quali sarebbero le possibili risposte e le misure da intraprendere per far si che questa emergenza sanitaria non continui a danneggiare gli elementi più deboli della società come gli adolescenti e cercare di capire cosa si potrebbe fare per limitare i danni degli strascichi che rimarranno alla conclusione della crisi. Nella ricerca e stesura di questo elaborato ho fatto tesoro della mia attuale esperienza di Servizio Civile presso una comunità educativa residenziale per minori. Confrontandomi con l'equipe, nella relazione con gli utenti ma anche osservando la loro quotidianità ho trovato spunto di riflessione sul loro funzionamento e su quei tratti caratteristici che adesso iniziano ad assumere forma, sono state state proprio quelle riflessioni che mi hanno permesso di appassionarmi nella ricerca di informazioni, soluzioni, diversi punti di vista, conscia del fatto che un lavoro sistemico e amplio fosse impraticabile per ora.
Cronistoria della pandemia
La malattia da coronavirus 19 è stata riscontrata per la prima volta intorno all'autunno 2019 in Cina, la diffusione della malattia venne comunicata per la prima volta dalle autorità cinesi all'organizzazione mondiale della sanità il 31 dicembre 2019 e il 30 gennaio 2020 l'epidemia costituiva un'emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale (WHO).
Le misure cautelari di prevenzione, come il blocco dei voli internazionali, non hanno protetto i paesi dal contagio e la rapidità con la quale si è diffuso il virus dimostra come la pandemia sia frutto dei processi di globalizzazione in atto (Corlito, 2021).
Ad oggi la situazione globale riportata dall'OMS conta 5.469.303 morti e dalla dichiarazione dell'OMS dello stato di emergenza mondiale l'umanità intera si è trovata a dover convivere con le misure estremamente rigorose che i governi nazionali hanno dovuto mettere in atto per prevenire la diffusione dei contagi in modo da tutelare la salute pubblica ed evitare il collasso delle strutture ospedaliere (Ferroni, 2020).
I provvedimenti attuati prevedevano un’azione a diversi livelli:
strategie protettive individuali (igiene delle mani, come starnutire e tossire, l'utilizzo di dispositivi di protezione individuali quali mascherina chirurgica e guanti monouso);
strategie ambientali (gel disinfettante in tutte le attività, riduzione dei posti nei mezzi di trasporto pubblico);
strategie di distanziamento sociale (mantenere sempre una certa distanza, isolamento dei casi positivi, quarantena per i contatti diretti).
In Italia il diffondersi esponenziale del virus ha comportato l'imposizione di un "lockdown" a 360° con la chiusura di università, scuole, attività commerciali, il divieto di uscire dalle proprie abitazioni, se non per ragioni comprovate di esigenze lavorative, motivi di salute o altri motivi di stretta necessità ammessi dalle normative, sempre muniti di autocertificazione nella quale dichiarare il luogo di partenza e la destinazione (Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 64 dell'11 marzo 2020).
"Accanto alla pandemia da coronavirus si è prodotta un’”epidemia della salute mentale” con un aumento delle patologie psichiche" (Corlito, 2021), gli studi effettuati sull’impatto del CoViD-19 sulla salute mentale indicano finora un aumento di casi di ansia, depressione, sintomatologia post traumatica e disturbi del sonno.
Si è notato che chi sviluppa sintomatologie post-traumatiche ed affettive appartiene a una o più categorie tra le seguenti:
genere femminile
basso status socio-economico
presenza di conflitti interpersonali
frequente uso di social media
minori capacità di resilienza
scarso supporto sociale
(Mowbray: Tenconi, 2021)
Psicologia degli eventi pandemici
Gli studi effettuati sulle conseguenze psicologiche degli eventi pandemici passati e delle misure restrittive (influenza spagnola e asiatica, influenza suina, SARS, ebola e HIV) includono devianza, disturbi somatoformi, evitamento, comportamenti autolesionistici, suicidio (Gava, 2021).
L'impatto di un emergenza sanitaria di rilevanza internazionale innesca un clima di sospetto e stigma generalizzato, chiunque può essere un untore e se lo è viene stigmatizzato e isolato, ecco che l'epidemia si fa epidemia psichica con ondate di panico individuale e collettivo (Philip Strong, 1990: Iozzelli 2020).
Oggi queste reazioni risultano ancor più aggravate dalla proliferazione interminabile di notizie su tutti i media spesso anche senza un fondamento scientifico, in questo surpluss di informazioni diventa dfficile districarsi tra le notizie attendibili e le fake news e diventa terreno fertile per la progressione dei diversi disturbi, anche a distanza di tempo dall'epidemia.
Ad esempio, le persone che nel primo triennio del 2000 avevano contratto la SARS un anno dopo la guarigione presentavano alti livelli di stress, depressione, sintomatologia post-traumatica e patologie psichiatriche.
La necessità del distanziamento sociale ha accelerato processi già in atto quali l'uso smodato della tecnologia e di internet, per porre riparo ai danni conseguenti all'impossibilità di recarsi in presenza alle normali attività quotidiane scolastiche, mediche, lavorative e di socializzazione, ma insieme agli aspetti positivi che hanno giovato a non interrompere del tutto le attività essenziali e quelle di svago sono emerse ancor più diverse criticità.
Nella ricerca quantitativa italiana del 2012-13, raccogilendo dati tramite questionari online semistrutturati autocompilati su un campione di 1524 giovani, principalmente studenti (76%), il 53% degli intervistati considera l'utilizzo di internet tra le attività più a rischio di dipendenza (Gallina, 2013).
Il ministero della salute nelle "Linee di indirizzo sull'attività fisica" individua gli adolescenti tra i gruppi di popolazioni più vulnerabili ai rischi legati alla pandemia con particolare riferimento alla DAD, all'impossibilità di praticare sport individuali e di squadra e le limitazioni per le occasioni di incontro tra i pari quali fattori di rischio di disturbi.
La didattica a distanza ha comportato da un lato l'incremento delle ore alle quali gli studenti sono stati esposti all'uso degli schermi incrementando l'uso indiscriminato di internet e la possibilità di un uso afinalistico e patologico di cui si individuano sintomi caratteristici analoghi a quelli sviluppati in seguito all'uso di sostanze psicotrope tra cui:
bisogno sempre maggiore di trascorrere tempo nel web
riduzione dell'interesse verso altre attività che non comprendono l'uso di device
perdita delle relazioni interpersonali dal vivo, che vengono percepite come emotivamente più impegnative
sviluppo di sintomatologia astinenziale come sbalzi d'umore, percezione temporale sfalsata, dissociazione
incapacità di controllo nell'uso dei device
(Tonioni, 2011)
Inotre, l'iimterruzione dell'esposizione a molteplici ambienti relazionali ha causato la perdita della compensazione data dalle altre figure di riferimento che un giovane può trovare nelle relazioni con i professori a scuola, gli allenatori sportivi, gli educatori nelle diverse strutture e psicoterapeuti, fondamentali nello sviluppo psico-fisico e come valvole di sfogo.
In questo quadro la probabilità´ di innescare meccanismi conflittuali intrafamiliari cresce considerevolmente.
Va da sé che lì dove le famiglie hanno modelli comportali già disfunzionali, i conflitti intrafamiliari già esistenti si portano a l'esacerbazione e aggravano la situazione di tutto il nucleo familiare già messo a dura prova dal quadro sintomatologico in risposta al CoViD-19, slatentizzando certe condizioni che dapprima venivano contenute dalle attività compensative.
Infanzie infelici
La famiglia come gruppo sociale primario ha un'enorme valenza nella strutturazione della personalità dei figli.
Gli stili educativi adottati inducono anche inconsapevolmente ad introiettare tali comportamenti e a metterli in atto quasi come delle "linee guida per il mondo".
Nelle situazioni educative maltrattanti, che assumono molteplici forme come quelle soffocanti/iperprotettive o trascuranti/narcisistiche, aumenta esponenzialmente la probabilità che in seguito a meccanismi inconsci come la "coazione a ripetere", tali stili relazionali verranno riproposti in futuro anche da chi li subisce.
Nelle famiglie multiproblematiche, dove coesistono disturbi di origine varia (sociale ed economica, fisica e psichica, disturbi da dipendeze, mancanza di reti formali o informali), i bambini crescono in ambienti deprivati e sono inclini sviluppare disturbi di tipo antisociale ma anche, controintuitivamente, una dipendenza dal capitale sociale secondario:
"La totale inettitudine accuditiva sviluppa, generalmente, nei figli una forte dipendenza dalle istituzioni che, a vario titolo, nel corso degli anni intervengono nella loro educazione, specie in caso di limitazioni alla responsabilità genitoriale"
(Milani, 2001: Romeo 2021)
In queste situazioni familiari complesse è comune il reiterarsi continuo di eventi traumatici e nei casi in cui l'esposizione a questi fattori di rischio ha esordio nella prima infanzia (maltrattamenti, abusi, trascuratezza, assistere al perpetuarsi di violenza) si parla di trauma complesso e disturbo
traumatico dello sviluppo, quest'ultimo ha effetti su 7 aree del funzionamento del bambino (Van Der Kolk, 2005: Nicolais, Speranza, Bacigalupi, Gentile, 2005):
AREA DELL'ATTACCAMENTO
difficoltà interpersonali e nella sintonizzazione emotiva con gli altri
AREA BIOLOGICA
disturbi somatoformi
problematiche mediche
analgesia
AREA AFFETTIVA
disregolazione emotiva del sé
scarsa comprensione degli stati interni del sé e dell'altro
incapacità di comunicare desideri e bisogni
DISSOCIAZIONE
alterazioni dello stato di coscienza
depersonalizzazione
amnesia
CONTROLLO COMPORTAMENTALE
scarsa modulazione degli impulsi
aggressività auto ed eterodiretta
abuso di sostanze
oppositività
FUNZIONI COGNITIVE
disregolazione attentiva
difficoltà nel processamento degli stimoli
difficoltà di apprendimento
difficoltà nel programmare ed anticipare
CONCETTO DEL SE'
senso del sé carente
scarso senso della separatezza dagli altri
disturbi dell'immagine corporea
bassa autostima
senso di vergogna e colpa
In riferimento alla somatizzazione Galimberti (1990) individua il corpo come campo di indagine per la ricerca di significato dell'emozione in quanto in essa il corpo è:
«l'immediatezza della presenza .. nell'emozione il corpo si comporta»
In tal senso nell' emozione gli aspetti fisici ed emotivi non possono più essere scissi e catalogati l'uno come scaturente dell'altro
«non c'è una causa psichica che produce un effetto fisico, né un motivo fisico con conseguenze psichiche»
Ecco che quando l'emozione e le condizioni fisiche sovrastano gli aspetti della vita delle persone che hanno vissuto o stanno vivendo traumi complessi, queste tendono ad adottare strategie di evitamento del caos interiore rimanendo impantanate in comportamenti a rischio di dipendenza, autolesivi, fino ad arrivare all'evasione dissociativa per poter sopravvivere alla sintomatologia stessa, i sintomi fisici così possono essere campanelli d'allarme dell'attività dissociativa (Fischer, 2017).
Ad oggi in merito all’impatto psicologico della pandemia di CoViD-19 su un'utenza caratterizzata da trauma complesso e disturbo traumatico dello sviluppo mancano studi sufficientemente ampi da poterne ricavare metanalisi fondate, ciò nonostante nella Lettera aperta del 18 aprile 2021 "Appello dei medici Neuropsichiatri Infantili delle Regioni Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria sull’emergenza adolescenza" viene evidenziato un marcato aumento delle richieste di aiuto dei preadolescenti e adolescenti per problematiche legate al disagio psichico (già affrontato in epoca pre-Covid, come anche indicato nelle Linee di indirizzo sui disturbi neuropsichiatrici e neuropsichici dell’infanzia e della adolescenza INTESA STATO REGIONI REP. ATTI N. 70/CU DEL 25 LUGLIO 2019) ma accentuato indicativamente da 3 a 5 volte per le conseguenze sociali del periodo pandemico), in particolare:
tentativi di suicidio
autolesionismo
disturbi della condotta alimentare (DCA)
abuso di sostanze
comportamenti dirompenti
breakdown psicotici
gravi disturbi d’ansia
fobie
Conclusioni
Data la natura psicologica del disagio riscontrato in questo biennio risulta chiaro quanto sia necessaria la disponibilità ad una frequenza maggiore delle sedute psicoterapeutiche e maggiore precocità nell'attivazione di tali servizi, nello studio «Condividere sofferenze e significati. Un'esperienza di psicoterapia di gruppo rivolta ad adolescenti con storie di sviluppo traumatico» si evidenzia come la terapia di gruppo abbia consentito di rispondere a più richieste di presa in carico, riducendo di conseguenza le spesso troppo lunghe liste d’attesa e anche di accogliere il bisogno di identificazione e rispecchiamento nei coetanei, proprio dell’adolescenza.
Secondo alcune ricerche lo studio di materie umanistiche incide positivamente sul recupero della condotta deviante grazie proprio alle sollecitazioni intellettuali scaturite da tali approfondimenti.
Sarebbe interessante valutare gli esiti su larga scala di gruppi di lavoro, svolti con giovani con storie di sviluppo traumatico, strutturati sul lungo periodo che vedano la sollecitazione intellettuale (sotto forma di laboratori teatrali, letture, cineforum) come strumento per giungere all'alfabetizzazione emotiva ma anche laboratori pratici con cadenza fissa sulla comunicazione e l'empatia tra educatori e utenti, come strategia per abbassare i livelli di ipervigilanza e sospetto negli utenti, per esorcizzare quel confine netto tra "noi e voi".
L'aikido, sia come arte marziale che sistema filosofico, è una delle strategie che si è dimostrata valida nelle sfide pedagogiche per quanto riguarda la disciplina e per introiettare il senso delle regole e della morale.
In passato l'arte marziale era considerata una pratica violenta volta ad uccidere e annientare, ma Ueshiba Morihei, fondatore dell'Aikido, rettifica il concetto dichiarando che «in particolare l'aikido è un veicolo per preservare e promuovere la vita umana e un mezzo per prevenire violenza e caos» perché l'evoluzione nella pratica non ha nulla a che fare con la competitività ma con la comprensione della tecnica, che si lega più ad un concetto di calma che di agito aggressivo.
I movimenti di questa disciplina sono circolari e volti a gestire le energie proprie e dell'attaccante che implica una padronanza del sé fisico e del sé psichico/spirituale, e l'attenzione, la concentrazione e la memoria fondamentali per la pratica risultano essere validi alleati del potenziamento cognitivo.
Bibliografia e Sitografia
COLETTI M., VITALE G.T., FOSCHINO BARBARO M.G. (2020), «Condividere sofferenze e significati. Un’esperienza di psicoterapia di gruppo rivolta ad adolescenti con storie di sviluppo traumatico», in Romano G. e Rosini P. (a cura di), Numero 25 - Numero Monografico Età Evolutiva, Bari, ISSN 2035-2328, pp 49-66